Dott.ssa
Carla Merola D’Elia
Psicologa
Psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Merola D’Elia
Psicologa Psicoterapeuta

Il senso di vuoto dentro: l’urlo sordo della società contemporanea

senso vuoto dentro psicologa monza

Indice

Il senso di vuoto raccontato dalla musica

La musica come forma d’arte racconta di un sé interiore, di ciò che si pensa e si sente ed esprime emozioni che portano l’ascoltatore al confronto con se stesso, con i propri sentimenti e con il sentire di una collettività.
La musica dà voce.
La musica ha una funzione terapeutica: aiuta, ancor più gli adolescenti, a fare chiarezza dentro di sè, a trovare un senso di identità, a non sentirsi soli, a confrontarsi con i propri umori, a sentirsi sostenuti e a sentirsi parte di un gruppo.
Per questo, molto spesso, un cantante o un gruppo diventano l’idolo dei giovani, perché sono fonte di ispirazione nei momenti bui, perché esprimono i valori e i bisogni di cui si è in cerca, perché rappresentano ciò a cui si mira arrivare.

La musica da sempre e anche oggi, racconta molto di quel senso di vuoto con il quale molti giovani ma anche molti adulti arrivano in terapia e che sembra caratterizzare un grande malessere della società contemporanea.

Il vuoto: un male di vivere

Il vuoto fa riferimento a differenti vissuti emotivi, alcuni dei quali:

  • il vuoto che accompagna l’ansia dell’uomo moderno nell’inseguire, in modo spasmodico, il tempo che scorre in una sensazione di fretta che travolge lo scorrere della quotidianità.
    La sensazione di non arrivare mai, di perdere tempo, di non riuscire a sentirsi, di perdersi in questa grande corsa alla ricerca di sé, di quel qualcosa che possa definire il proprio sé una volta raggiuntolo ma ahimè, ogni volta che si raggiunge quel qualcosa tanto anelato non lo si gode se non per attimi fugaci e così la soddisfazione si sposta sempre più avanti, a ciò che ancora si deve raggiungere e proprio in questo caos ci raggiunge il senso di vuoto, di insoddisfazione per l’irraggiungibile.

“Tempo, non c’è tempo
Sempre più in affanno inseguo il nostro tempo
Vuoto di senso, senso di vuoto
E persone, quante, tante persone
Un mare di gente nel vuoto”
(Battiato “Il vuoto”)

  • il vuoto che si sente in un profondo stato di tristezza, quel vuoto che tira giù nel profondo del proprio abisso nel quale ci si sente travolti e risucchiati e dal quale, nel contempo, intimoriti, non ci si vuole staccare perché è l’unica cosa che spesso si è imparato a conoscere, che definisce il proprio sé e che si sa come affrontare.

“Trattengo il respiro e vado nel mio mare
Affronto il mio bellissimo e triste grido
Una giornata al buio
….
Ancora io resto con me
Non sento la mia voce, sono solo in bilico
Quel posto nero
Voglio essere bloccato, voglio andare
Sarò lì
Chiudo gli occhi al tuo fianco così anche oggi”
(BTS “Abyss”)

  • il vuoto di una perdita, non solo la morte reale di qualcuno caro ma anche la fine di una relazione, di un’esperienza, di un’era che si sa non tornerà più. La perdita genera vuoti dentro. Si finisce per sentire che si è soli lasciandosi cullare dal dolore della solitudine. Il dolore di una ferita che può far rimanere sospesi in un limbo per mesi, anni e a volte per sempre se non la si affronta per liberarsi e crescere.

“Sei sola, sola, sola (Sola)
Ti senti ancora troppo
Sola, sola, sola (Sola)
E continui a domandarti
Quale senso possa avere il tuo dolore
Risposte troverai
Prima o poi
In fondo all’amore
Che ti renderà più forte
E sarà una buona amica anche la solitudine”
(Francesca Michielin “Sola”)

  • il vuoto per non essere stato un bambino amato incondizionatamente, il vuoto che nasce dal bisogno di essere visti, amati e accettati per quello che si è e non per quello che si fa o per i desideri soddisfatti.
    Quel vuoto primordiale che fa camminare un adulto come ancora un bambino bisognoso di affetto, cercando di sentirsi importante negli occhi di chiunque incontri così da riuscire a sentire quel valore in sé, un valore inscindibile dall’altro.
    E così si cerca di camminare nel mondo come il bambino “bravo, buono e bello” per essere visto e amato ma così facendo si sottoscrive un patto con il diavolo: facendo ciò che piace agli altri per trovare conferme od essere amato non si sa più chi si è, non si sa quale sono i propri desideri, cosa piace e cosa si vorrebbe, cosa rende felice e in che direzione camminare. Ci si perde nel vuoto affettivo.

“Ehi, papà, guardami
Ripensaci e parla con me
Sono cresciuto secondo i piani?
E pensi che sto sprecando il mio tempo?
Fare le cose che voglio fare?
Ma fa male quando non approvi da sempre
E ora faccio del mio meglio per farcela
Voglio solo renderti orgoglioso
Non sarò mai abbastanza bravo per te
Non posso fingere che io stia bene”
(Simple Plan Chuck Comeau “Perfect”)

  • il vuoto della disillusione in cui si sente che nulla vale la pena di essere vissuto, tutto viene letto come una guerra da combattere, ci si sente perennemente con l’elmetto ed il fucile in una guerra contro chi?
    Molto spesso anche contro di sé anche se in modo inconsapevole.

“Eppure combatto ancora
ed ancora combatto questa battaglia da solo
Nessuno per cui piangere,
nessun posto da chiamare casa”
(Alice in Chains “Nutshell”)

  • il vuoto della solitudine: essere soli o sentirsi soli o sentirsi ancora più soli anche se in compagnia…. Quanta solitudine e quanto vuoto si genera dentro. Non sentirsi compresi e accettati, non sentirsi appartenere a nulla. Non sapere e quindi non riuscire ad amare se stessi e ricercare gli altri per colmare quel senso di vuoto e quel non valere nulla.

“Cerco me stesso, però non mi trovo
Ero l’ultimo della classe, il primo in corridoio
Io vorrei sapere solo che effetto ti fa
Quando mi guardi dentro e dopo trovi il vuoto
Scusa se sono freddo come un obitorio
Ma da un po’ di tempo non faccio sogni d’oro”
(Lazza “Sogni d’oro”)

  • il vuoto della morte emotiva, uno stato di dolore mentale, di sofferenza psicologica, di una perturbazione emotiva originata da una valutazione negativa di sé che genera affetti negativi come angoscia, disperazione, solitudine, vergogna, paura, umiliazione che unito al senso di incapacità di affrontare il dolore, insieme alla convinzione cognitiva disfunzionale, porta a credere che il suicidio sia l’unica possibilità per fuggire dal dolore.
    “1-800-273-8255” la canzone di Logic ft. Alessia Cara e Khalid è il numero di telefono americano per la prevenzione contro il suicidio

“Non voglio vivere
Voglio soltanto morire
E lascia che ti dica il perché

Tutta quest’altra merda di cui sto parlando, loro pensano di conoscerla
Pregavo qualcuno di salvarmi, nessuno è un eroe
e la mia vita conta poco, lo so, lo so
sono ferito nel profondo ma non posso mostrarlo
Non ho mai avuto un posto da chiamare mio
mai avuto una casa, nessuno mi chiamava
Dove sei stato? Dove sei? Che ti succede?
Dicono che ogni vita è preziosa ma a nessuno interessa della mia

Ho toccato il fondo
Mi sono preso il mio tempo
Mi sento come se fossi fuori di testa
È come se la mia vita non fosse mia
Chi può capire?
Ho toccato il fondo
Mi sono preso il mio tempo
Mi sento come se fossi fuori di testa
È come se la mia vita non fosse mia“

(Logic ft. Alessia Cara e Khalid “1-800-273-8255”)

Senti un vuoto dentro di te?

Dai voce al tuo vuoto!
Il vuoto per quanto possa far toccare il fondo, racconta qualcosa di sé, pone la persona di fronte a se stessa con tutto ciò che sono i suoi bisogni, i suoi desideri e le sue emozioni inespresse.
Ascoltiamo questo urlo sordo di malessere così da divenire spinta motrice verso il cambiamento, verso ciò che siamo e desideriamo nella versione più vicino a noi stessi.

Di fronte a questa difficoltà e non solo, la forza non sarà nell’essere forti e stringere i denti ma sarà nel coraggio di farsi aiutare.

“Non puoi combattere una guerra da solo
Il cuore è un’armatura
Ci salva ma si consuma
A volte chiedere aiuto ci fa paura
Ma basta un solo passo come il primo uomo sulla luna
Perché da fuori non si vede quante volte hai pianto
Si nasce soli e si muore nel cuore di qualcun altro
Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare
Solo restando l’uno accanto all’altro”
(Mr. Rain “Supereroi”)

Lorenzo (nome fittizio di un bambino di 10 anni) durante una seduta di terapia con una voce rotta dal pianto mi disse “quando ascolto questa canzone penso alla mia vita e a quello che mi è successo, penso a quello che ho passato con le mie fisse e mi commuovo. Io con un’ala e mamma con l’altra e voliamo”.

Scegliere consapevolmente e chiedere aiuto questi sono i “supereroi”, coloro in grado di rialzarsi mostrando e accettando anche le loro fragilità e vulnerabilità, tutto ciò che spesso viene nascosto, così da volersi bene, accettandosi nella propria interezza.

Cerchi uno psicologo a Monza?

Se sei anche tu di Monza o dell’hinterland di Monza e se senti che hai bisogno di aiuto o se ritieni che un tuo familiare avrebbe bisogno di un consulto, non esitare a contattarmi per avere delle informazioni o per prendere un appuntamento.
Richiedi un consulto.

Ultimi articoli

cara fragilità carla merola psicologa monza
Cara fragilità!

Cara fragilità, c’è stato un tempo in cui ti ho combattuta perché essere fragili, vulnerabili, equivaleva, come una legge matematica, ad essere deboli.