Dott.ssa
Carla Merola D’Elia
Psicologa
Psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Merola D’Elia
Psicologa Psicoterapeuta

DC – Disturbo della Condotta

DC – Disturbo della Condotta

disturbi condotta psicologa

Il minore con disturbo della condotta mostra un repertorio comportamentale caratterizzato da violazione delle regole e dei diritti altrui in modo ripetitivo e persistente.

Sono ragazzi che in generale assumono atteggiamenti aggressivi, minacciosi e intimidatori, mentono spesso e tendono a raggirare gli altri per ottenere vantaggi, in particolare, si evidenzia la mancanza di senso di colpa e l’assenza di rimorso per i propri comportamenti estremi.

Non si tratta di comportamenti “infantili” ma di comportamenti che hanno un effetto negativo sul funzionamento sociale, scolastico e/o familiare.

Alla base del disturbo ci sono distorsioni cognitivi nella valutazione delle intenzioni degli altri e l’aggressività diventa l’unica soluzione che sembrano avere nel loro repertorio per fronteggiare le situazioni. Si riscontrano inoltre limitate capacità di cooperazione, livello molto basso di empatia, sovrastima della rabbia, bassa autostima.

Il Disturbo della Condotta può comparire precocemente oppure svilupparsi solo più tardi durante l’adolescenza. In età precoce i sintomi più evidenti sono l’irritabilità, l’oppositività e la frustrazione successiva ad un rifiuto. Nel tempo si stabilizzano i comportamento aggressivi, si sperimenta l’isolamento, aumentano le bugie e i comportamenti manipolativi, l’oppositività e la disubbidienza verso i genitori. In età adolescenziale i problemi di condotta si cronicizzano fino ad arrivare a veri e propri atti criminosi.

Di seguito i comportamenti sintomatici riscontrabili.

  • spesso fa il prepotente, minaccia o intimorisce gli altri;
  • dà inizio ad episodi di bullismo;
  • spesso dà inizio a colluttazioni fisiche;
  • ha usato un’arma che può causare seri danni fisici ad altri (per es., un bastone, una barra, una bottiglia rotta, un coltello, una pistola)
  • è stato fisicamente crudele con le persone;
  • è stato fisicamente crudele con gli animali;
  • ha rubato affrontando la vittima (per es.: aggressione, scippo, estorsione, rapina a mano armata);
  • ha forzato qualcuno in attività sessuali.
  • ha deliberatamente appiccato il fuoco con l’intenzione di causare seri danni;
  • ha deliberatamente distrutto proprietà altrui (in modo diverso dall’appiccare il fuoco).
  • è penetrato in un edificio, un domicilio, o un’automobile altrui;
  • spesso mente per ottenere vantaggi o favori o per evitare obblighi (cioè, raggira gli altri);
  • ha rubato articoli di valore senza affrontare la vittima (per es., furto nei negozi, ma senza scasso; falsificazioni).
  • spesso trascorre fuori la notte nonostante le proibizioni dei genitori, con inizio prima dei 13 anni di età;
  • è fuggito da casa di notte almeno due volte mentre viveva a casa dei genitori o di chi ne faceva le veci (o una volta senza ritornare per un lungo periodo);
  • marina spesso la scuola, con inizio prima dei 13 anni di età.

Diagnosi di disturbo della condotta

Attraverso colloqui e questionari con i genitori e il minore e qualora necessario con gli insegnanti, si raccolgono le informazioni necessarie per diagnosticare il disturbo.
Successivamente si individua il percorso terapeutico più idoneo per supportare il minore e gli adulti di riferimento.

L’intervento prevede un sostegno terapeutico al ragazzo e il coinvolgimento di genitori e insegnanti nella messa in atto di pratiche adatte a migliorare le condizioni.

Trattamento del disturbo

La terapia cognitivo comportamentale si concentra sui pensieri e gli errori cognitivi dei bambini e adolescenti che compaiono nelle situazioni da loro ritenute pericolose, provocanti e frustranti.

Viene fatta inizialmente una psico-educazione al bambino che imparerà a capire la relazione tra situazioni-pensieri-emozioni-comportamenti e ad identificare le cause della sua risposta comportamentale per arrivare alla sua gestione.

Successivamente viene allenata la capacità di trovare soluzioni alternative valide e di migliorare le relazioni attraverso training sulle abilità sociali e di problem solving. Vengono inoltre incentivate le abilità di coping per poter fronteggiare le diverse circostanze.

Il lavoro nel caso del disturbo della condotta non può essere confinato al solo bambino/ragazzo: bisogna intervenire su tutto il sistema familiare e questo perché i comportamenti problematici comunicano il malessere del minore all’interno di quello specifico sistema.

Ci sarà quindi bisogno parallelamente di un lavoro psico-educativo con i genitori e se necessario con gli insegnanti, per comprendere il disturbo e il meccanismo sul quale si mantiene.

Insieme all’aiuto del terapeuta si possono imparare delle tecniche comportamentali per aiutare sia il bambino che gli adulti ad osservare le relazioni di causa ed effetto dei loro comportamenti per poi trovare nuovi atteggiamenti per riconoscere ed arrestare così, i circoli viziosi che portano alla persistenza del problema, con il fine di ristabilire un clima relazionale più stabile e funzionale.

Ritieni che il tuo bambino possa essere affetto dal disturbo della condotta?

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