Dott.ssa
Carla Merola D’Elia
Psicologa
Psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Merola D’Elia
Psicologa Psicoterapeuta

Cara fragilità!

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Indice

Cara fragilità,

c’è stato un tempo in cui ti ho tanto combattuta perché essere fragili, vulnerabili, equivaleva, come una legge matematica, ad essere deboli.

Nel tempo ho avuto il privilegio di poter accompagnare tante anime fragili alla ricerca di se stesse ed ho potuto constatare quanto questa equazione matematica fosse praticamente universale.

Ascoltando tante persone ho notato come nelle loro storie evolutive la vulnerabilità fosse qualcosa da cui proteggersi, qualcosa da mettere al bando della propria esistenza, di cui arrivare a vergognarsi, da nascondere sotto una maschera per mostrarsi al mondo forti.

Spesso si cresce con frasi “non piangere”, “piangere è da deboli”, “non far vedere agli altri che piangi”, “sii forte”, “fai vedere al mondo chi sei, schiacciali tutti”, “solo i duri vanno avanti”, “se vuoi che gli altri ti rispettino devi essere forte” …

Oggi sostengo più che mai che si può essere fragili e forti allo stesso tempo.

L’essere fragili e l’essere forti sono due facce facenti parte della stessa medaglia e nel momento in cui si riesce ad abbracciare anche la propria fragilità, ci si ritroverà nella propria interezza d’essere.

Riconoscere se stessi come esseri fragili ed al contempo esseri forti, significa potersi riconoscere per come si è veramente, vuol dire potersi mostrare agli altri in maniera autentica senza filtri e senza maschere.

Mostrarsi al mondo nella propria interezza è spesso sentito come molto faticoso perché espone alla possibilità del giudizio altrui e del confronto, per questo essere accompagnati da una buona autostima può essere molto di aiuto.

Il bisogno di essere forte a tutti i costi, infallibili e invulnerabili è illusorio.

Oggi si vendono illusioni sui social

Illusioni a cui soprattutto i più giovani credono e con cui si confrontano arrivando a sentirsi spesso inadeguati rispetto agli altri che sono sempre più belli, più magri, più muscolosi, più firmati, che fanno più viaggi, più uscite, più attività, hanno più amici, più ragazze/i, più like, sono sempre “più più”.

La vetrina dei social che inneggia alla perfezione, in una cornice di narcisismo sociale (vedi La collusione della società odierna con il narcisismo), racconta di quanto in questa società si mostri solo il bello, non importa se poi è un bello fatto di filtri, l’importante è apparire nella migliore versione di sé e così si arriva a barattare la propria autenticità per un’illusoria perfezione e così facendo ci si allontana dall’accettazione di sé come esseri fragili e fallibili.

La sofferenza psicologica spesso nasce dal non riuscire ad accettare la propria vulnerabilità, dal vergognarsi di quella parte di sé cercando disperatamente di reprimerla ma il rischio è di rimanere impantanati nella propria sofferenza rimanendo fermi, bloccati nell’azione.

La propria fragilità va maneggiata con cura come si maneggia qualcosa di molto delicato e prezioso, va trattata con rispetto e gentilezza e nel riservare gentilezza ad ogni parte di sé, si potrà imparare ad accogliere le proprie fragilità e quelle degli altri e ci si ricorderà della propria fallibilità e distruttibilità di essere umano.

Spesso sento dire “se ti mostri fragile l’altro se ne approfitterà” e se invece sperimentassimo quanto può essere contagioso aprire una fessurina della propria fragilità affinché anche l’altro sia invogliato a fare lo stesso?

Sempre più spesso, fortunatamente, si sentono dichiarazioni di personaggi dello spettacolo parlare delle proprie fragilità emotive abbattendo la maschera da “super uomo” e questo diffondersi è dovuto sicuramente ad una maggiore sensibilità riguardo le sofferenze psicologiche ma anche ad una catena di aperture che generano altre aperture e così non ci si sente più soli e strani nella propria fragilità, si impara ad integrare la propria vulnerabilità nella propria storia di vita e si impara che, al di là di apparenze perfette, esistono parti oscure di sé temute che, quando integrate, rendono la persona presente a se stessa, completa, in rapporto amorevole con sé e con gli altri.

Sapere accettare se stessi significa sapere accettare gli altri, sapere amare se stessi significa sapere amare gli altri, saper essere compassionevoli con se stessi significa saper essere compassionevoli con gli altri.

Così nella gentilezza con se stessi si può incontrare la propria fragilità e quella dell’altro ed accoglierla entrando in una relazione empatica con noi e con il prossimo.

Per essere gentili è importante prendere consapevolezza di quanto spesso siamo critici nei nostri confronti:

Cosa ti dici quando commetti un errore?
Tendi ad essere severo e critico nei tuoi confronti?
Ti punti ferocemente il dito contro?
Ti accusi al pari di un giudice sbattendo fragorosamente il martelletto dichiarandoti “colpevole”?

La prossima volta che commetterai un errore prova a parlarti con gentilezza e comprensione come faresti con un bambino piccolo.

Lo so, più facile a dirsi che a farsi, è vero, non è facile perché il linguaggio interiore con cui ci parliamo ha radici profonde e arcaiche ma il primo passaggio importante è potersi accorgere di cosa ci sta dicendo la vocina interiore, per esempio la mia in questo esatto momento mi ha fatto presente che non ho finito di scrivere nei tempi che mi ero data, questo accorgersi, permette di poterla indirizzare verso un linguaggio più gentile ed una accoglienza più compassionevole di sé.

Lasciare andare questo atteggiamento critico donerà la libertà di saper stare con i propri limiti e con le proprie difficoltà.

Ogni persona così, porterà con sé le sue fragilità, le sue incertezze, le sue sensibilità, le sue instabilità ed i suoi fallimenti, come trame che rendono umano un essere vivente.

Cara fragilità c’è stato un tempo e oggi non lo è più

Cara fragilità oggi è il tempo in cui non ti faccio più la guerra ma ti invito a prendere un the, ti invito insieme a tutte quelle parti di me che più volte avrei voluto cancellare, strapparmi via di dosso e rinnegare: lei la timida, lei l’imperfetta, lei la paurosa, lei l’insicura, lei, lei e lei.

Oggi in seguito ad un cammino di consapevolezza, accoglienza e compassione, la timida ha incontrato la disinvolta, la paurosa ha incontrato l’intrepida, l’insicura ha incontrato la risoluta e lungo questo continuum fatto di dualità ho incontrato la mia unicità.

Cara fragilità oggi siamo tutte riunite a questa tavola rotonda, oggi ci guardiamo negli occhi e ci accogliamo in uno sguardo compassionevole e in un sorriso amorevole.

Oggi ci prendiamo per mano e dove finisce una parte, inizia l’altra parte e solo tutte insieme chiudiamo il cerchio dell’essere me stessa.

“Dalle tue fragilità scaturirà la tua forza”

S. Freud

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Dott.ssa Carla Merola D’Elia

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