Dott.ssa
Carla Merola D’Elia
Psicologa
Psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Merola D’Elia
Psicologa Psicoterapeuta

ADHD – Disturbo da Deficit Di Attenzione ed Iperattività

ADHD – Disturbo da Deficit Di Attenzione ed Iperattività

ADHD disturbo deficit attenzione iperattività Psicologa Monza
Il disturbo da deficit dell’attenzione ed iperattività (DDAI) o anche ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo neurobiologico che emerge in età evolutiva, principalmente con due classi di sintomi: un evidente livello di disattenzione ed un persistente comportamento di iperattività ed impulsività, questi sintomi principali sono spesso accompagnati da una scarsa tolleranza alla frustrazione, bassa autostima e immaturità emozionale.

Non è quindi una variabilità temperamentale del bambino, né una fase transitoria della sua crescita e non è tantomeno dovuta ad una scarsa educazione. Si tratta bensì di un vero e proprio disturbo comportamentale.
Molti genitori osservano già nei primi anni di vita del bambino un’eccessiva attività motoria ma i sintomi inizialmente vengono imputati all’età e scambiati per i comportamenti comunemente riscontrabili anche negli altri bambini.
L’ADHD è dunque più spesso identificata all’ingresso del mondo scolastico e soprattutto durante gli anni della scuola elementare in cui la sintomatologia inizia a compromettere gradualmente ogni ambito di vita: familiare, relazionale e scolastico, causando difficoltà di apprendimento e nel complesso interferendo con la vita relazionale.

Nel contesto scolastico  i bambini faticano a seguire le istruzioni fornite, sono disorganizzati, sbadati e poco accurati nello svolgimento delle loro attività, hanno difficoltà nel mantenere la concentrazione soprattutto nei momenti in cui le attività risultano noiose e ripetitive, si fanno distrarre molto facilmente dai compagni o da rumori occasionali e raramente riescono a completare un compito in modo ordinato, spesso passano da un’attività all’altra senza averne completata alcuna, cercano di attirare l’attenzione chiacchierando, si alzano spesso dal banco e vanno in giro per la classe, hanno difficoltà a portare a termine un compito o un progetto se non hanno una diretta supervisione da parte degli adulti, manifestano comportamenti inappropriati nei confronti di compagni e insegnanti, subiscono prese in giro da parte di altri compagni in seguito ai loro comportamenti, dimostrano bassa autostima e basse prestazioni scolastiche.

Anche dal punto di vista emotivo sono labili e hanno difficoltà a regolare le proprie emozioni, sono infatti frequenti le difficoltà relazionali con i pari.

Questi aspetti sopraelencati, non rimangono confinati nel contesto scolastico, ma influenzano tutta la famiglia ed hanno ripercussioni in tutto il sistema di vita del bambino.

Nel contesto familiare i bambini spesso interrompono le conversazioni e dicono cose inopportune, spesso non obbediscono e non ascoltano le istruzioni dei genitori, assumono un comportamento pericoloso a causa della loro impulsività e della disattenzione, faticano a rimanere seduti a tavoli e in modo composto e la sera non si riescono a portare al letto, tutto viene procrastinato, faticano nel fare i compiti impiegando tempi anche molto lunghi e spesso necessitano di essere aiutati o si rifiutano di svolgerli e manifestano facile frustrazione di fronte ad un “no”.

Il disturbo spesso ha un forte impatto sui genitori, in quanto si ritrovano a dover affrontare quotidianamente le esigenze di loro figlio e a monitorare i suoi comportamenti, questo può diventare estenuante sia dal punto di vista fisico che psicologico. Di frequente, inoltre, i genitori sentono di possedere poche strategie di gestione del comportamento del figlio e spesso lo fraintendono, arrivando a reputare intenzionali i suoi comportamenti nei loro confronti, fino ad avere nei loro confronti aspettative negative. A ciò si aggiunge la frustrazione con cui vivono la sensazione di perdita di controllo del ruolo genitoriale che può portare a rabbia e senso di colpa verso se stessi, e irritazione verso il bambino. Il vissuto sperimentato dai genitori si ripercuote inconsapevolmente nella relazione genitore-bambino instaurando un circolo vizioso di comportamenti e reazioni poco funzionali al benessere personale e familiare.

Studi epidemiologici indicano che il 3-7% dei bambini in età scolare e il 4-5% degli adolescenti e dei giovani adulti, rientra nei criteri del disturbo da deficit di attenzione stabiliti nel DSM-IV-TR con una proporzione che va da 2:1 a 9:1 tra maschi e femmine.

Il disturbo si suddivide in 3 sottotipi:

Prevalentemente iperattivo-impulsivo, in cui si manifestano prevalentemente comportamenti di tipo iperattivo-impulsivo mentre i sintomi di disattenzione non raggiungono l’attenzione clinica o possono essere assenti.

L’iperattività si manifesta con agitazione e irrequietezza continua, difficoltà a rimanere seduto sulla propria sedia durante i pasti, a scuola e durante il tempo libero, tendenza a parlare in maniera eccessiva e ad essere continuamente in movimento, difficoltà nel giocare in modo tranquillo.

L’impulsività si manifesta con difficoltà ad attendere il proprio turno nelle conversazioni, tendenza a interrompere e a compiere azioni senza considerare le loro conseguenze, difficoltà nell’attendere il proprio turno nei giochi, tendenza a utilizzare gli oggetti degli altri senza chiedere il permesso.

Prevalentemente disattento, in cui i sintomi si manifestano tutti all’interno della categoria disattenzione e scarsa concentrazione. I problemi di iperattività possono essere limitati, mentre quelli impulsivi quasi assenti. Non presentano inoltre difficoltà nelle interazioni con i pari e con gli adulti.

I bambini “disattenti” solitamente sembrano “sognare ad occhi aperti” e non ascoltare; vengono descritti spesso come annoiati e non in grado di portare a termini i compiti da svolgere.

Tra i sintomi di disattenzione più comuni vi è la difficoltà a focalizzare l’attenzione sull’organizzazione e completamento di un compito o nell’imparare qualcosa di nuovo, difficoltà a seguire le istruzioni, problemi nello svolgimento dei compiti a casa, spesso perdono le cose (per esempio, matite, giocattoli, compiti) necessari per completare le attività, difficoltà nel mantenere l’attenzione su un’attività per il tempo necessario a portarla a termine, facilità a distrarsi con stimoli esterni o con pensieri non inerenti a ciò che stanno facendo e facilità ad annoiarsi trascorsi appena pochi minuti dall’inizio di un compito, a meno che non stia facendo qualcosa di divertente.

Misto, in cui sono presenti entrambe le categorie comportamentali di impulsività-iperattività e disattenzione con stessa presenza sintomatologica tali da raggiungere l’attenzione clinica.

La diagnosi di ADHD

Una diagnosi precoce di ADHD può aiutare ad arginare tutte le possibili conseguenze derivanti dal disturbo. La sintomatologia del deficit di attenzione e iperattività è associato spesso a prestazioni e risultati scolastici deficitari nonchè difficoltà relazionali con adulti e gruppo dei pari che spesso porta ad un rifiuto sociale.

Attraverso colloqui clinici, questionari e test con i genitori, gli insegnanti e il bambino è possibile acquisire le informazioni necessarie per diagnosticare il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Si individua successivamente il percorso terapeutico più idoneo per supportare il minore e gli adulti di riferimento.

Il trattamento dell'ADHD

Il trattamento deve essere indirizzato simultaneamente verso tutte le aree che risultano essere compromesse e riguardare pertanto le varie dimensioni implicate nel disturbo: cognitiva, emotivo-affettiva, comportamentale, relazionale.

In ogni caso, è essenziale che venga svolto un lavoro in rete, attraverso la collaborazione tra famiglia, professionista e scuola.

Il lavoro con il bambino che presenta prevalentemente una sintomatologia di iperattività-impulsività verterà maggiormente ad apprendere abilità di autoregolazione modificando i comportamenti problematici; acquisire il monitoraggio delle proprie azioni; imparare la gestione della rabbia trovando strategie alternative  per giungere all’azione consapevole e non impulsiva. Grande attenzione viene rivolta anche all’acquisizione del problem solving sociale e all’alfabetizzazione emotiva per imparare a relazionarsi ed interagire con i propri pari rispettando le regole, aspettando il proprio turno, prestando e condividendo i giochi, chiedendo aiuto e imparando a comprendere lo stato emotivo degli altri per capire e rispondere in modo appropriato.

Con il bambino che presenta una difficoltà perlopiù attentiva si andrà a svolgere un trattamento prevalentemente cognitivo per andare a migliorare le funzioni esecutive deficitarie e compromettenti gli apprendimenti.

Il lavoro con i genitori ha l’obiettivo di capire cosa non sta funzionando e cercare così delle nuove stategie, aiutandoli a familiarizzare con il disturbo e imparando ad utilizzare apposite metodologie per la gestione dei comportamenti problematici.

Un altro degli scopi prioritari dell’intervento è quello di modificare la rappresentazione mentale che hanno del bambino, aiutandoli a focalizzarsi sui propri sentimenti, atteggiamenti e risposte comportamentali. Un passaggio importante riguarda quindi l’interpretazione che i genitori fanno dei comportamenti negativi del figlio.

 

Si guiderà i genitori ad essere degli attenti osservatori di sè stessi e del bambino, nonchè dei comportamenti funzionali nella relazione genitori-figlio, rispetto a quelli disfunzionali. Partendo da un’osservazione strutturata dei comportamenti problema emessi dal bambino, dalla frequenza con cui compaiono e dal contesto in cui si verificano si può pensare di costruire un intervento volto alla diminuzione della loro comparsa.

Verrà insegnato loro a dare  istruzioni chiare, a rinforzare positivamente i comportamenti accettabili e ad ignorare alcuni comportamenti problematici al fine di aiutare il bambino ad acquisire capacità di autogestione.

Il lavoro con gli insegnanti è parte integrante ed essenziale del percorso terapeutico nel trattamento del bambino con ADHD essendo la scuola il luogo in cui i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo.

Il ruolo dell’insegnante sarà di valutare le esigenze e i punti di forza individuali di ciascun bambino. Attraverso la calma, pazienza, coerenza e creatività, sarà possibile sviluppare delle strategie che aiuteranno gli studenti con ADHD a rimanere sul compito, e a esprimere al meglio le loro capacità.

Gli obiettivi saranno fornire suggerimenti su come strutturare l’ambiente scolastico partendo dai bisogni e dalle caratteristiche dell’alunno iperattivo; informare gli insegnanti su quali sono gli strumenti considerati maggiormente utili per la modificazione del comportamento e in un clima cooperativo riflettere insieme  su come aiutare l’alunno a migliorare la propria relazione con i pari.

Rimane fondamentale partire sempre da un’osservazione strutturata dei comportamenti problema emessi dal bambino, verificarne la frequenza con cui compaiono e dal contesto in cui si verificano, si può pensare di costruire un intervento, volto alla diminuzione della loro comparsa.

È necessaria la comunicazione costante tra casa, scuola e professionista, per condividere le modalità di risposta ai comportamenti del bambino e fornire risposte coerenti nei diversi ambiti di vita del bambino.

Ritieni che il tuo bambino possa essere affetto dal disturbo da deficit di attenzione ed iperattività?

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