Dott.ssa
Carla Merola D’Elia
Psicologa
Psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Merola D’Elia
Psicologa Psicoterapeuta

La nascita di un narcisista: un bambino malnutrito d’amore

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Indice

Abbiamo tutti bisogno d’amore per crescere in modo armonico con noi stessi e con gli altri.

Ogni bambino necessita di essere amato incondizionatamente dai propri genitori, di quell’amore per cui lo si amo solo perché esiste, non per ciò che fa o non fa, dice o non dice, esprime o non esprime e solo così un bambino sentirà di valere e non di dover meritare amore. 

Quando questo non avviene si rimane per tutta la vita alla ricerca di quell’amore.

Quando questo non avviene si crea una ferita narcisistica profonda: il bambino vivrà un’esperienza così dolorosa a causa della distanza emotiva genitoriale che imparerà gradualmente a focalizzarsi su se stesso per autoproteggersi e questo lo spingerà a sviluppare un senso di sé grandioso, proprio per non sentire quel vuoto affettivo angosciante. 

La finta autonomia del bambino libera i genitori dal peso dell’accudimento “ce la fa da solo”, per questa indipendenza lo guardano con ammirazione, rinforzando ancora di più l’impresa di nascondere la parte vulnerabile, in tal modo possono per esempio dirigere tutte le loro attenzioni alla propria crescita lavorativa.

Sin da piccolo imparerà che deve bastare a se stesso, imparerà a prendersi cura solo dei propri bisogni.

Ma come tutte le ferite non guarite, continuerà a sanguinare con vissuti di abbandono e solitudine che tenterà di lenire ricercando per tutta la sua vita ammirazione e venerazione, farà di tutto per ottenerla perché non essere visto significa non esistere più.

L’essere ammirati però è un surrogato dell’essere amati: sostituisce l’essere visti nella propria essenza e questo non sentirsi rispecchiato negli occhi dei genitori genera una costante fame di conferme esterne. 

Nell’ammirazione il bambino non riesce ad incontrare il suo vero sé fatto anche di fragilità, vulnerabilità e tenerezza ma incontra negli occhi dei genitori solo il bambino perfetto che la mamma e/o il papà desiderano e così cerca di diventare sempre più aderente a questa immagine: mette la sua prima maschera. 

E’ come se ad essere amato non fosse tanto il figlio quanto le sue capacità ed i suoi successi, aderendo così all’idea di figlio grandioso che hanno come aspettativa.

La luce di ammirazione che il bambino vedrà brillare negli occhi dei genitori sarà il nutrimento di cui non potrà più fare a meno, condurrà ad una fame insaziabile perché il vero cibo che nutre è fatto di affettività e condivisione emotiva e ahimè, non riesce ad essere donato dai genitori.

Nello stile genitoriale l’attenzione sarà posta sulla performance, l’errore generalmente non è ammissibile e provocherà lo spegnimento del brillio dagli occhi genitoriali e così il bambino non si sentirà nutrito.

Spesso, quando il bambino non si mostrerà all’altezza della situazione e sbaglierà, entrerà in gioco il sistema punitivo “non esisti più per me” (es. non ti parlo, ti tolgo il saluto…).

Sin da piccoli imparano che l’associazione tenero/vulnerabile è perdente e così genitori e figlio costruiscono un “muro”, una difesa dietro il quale nascondere la parte perdente/vulnerabile/affettiva e cercano di mettere in luce solo la parte vincente: il bisogno di onnipotenza e di magnificenza diviene comparabile al bisogno della fame e della sete “non posso passare inosservato”.

Il bambino cresce così con un falso sé, capace di provvedere a sé facendo credere ai genitori che non ha bisogno ma in realtà il bambino non è riuscito ad entrare in connessione e proprio per questo non riuscirà ad entrare in connessione empatica con l’altro perché si è disconnesso presto dall’altro e dal proprio mondo emotivo e per essere visto dai genitori deve stimolarli rendendosi grandioso. 

Dell’altro in realtà gli importerà poco, gli servirà solo come sopravvivenza, come dispenser di ammirazione e venerazione, senza non esisterebbe più.

La relazione sentimentale sarà un viaggio sulle montagne russe.

Le molteplici sembianze del narcisismo: 

  • esiste un narcisismo sano che alberga in ognuno di noi, indispensabile nello sviluppo sano della personalità, che racchiude il bisogno di essere visto, amato e riconosciuto come persona nella propria unicità che ci permette di agire costruttivamente nella nostra vita e valorizzare la bellezza del nostro mondo interiore fatto di ambizioni, desideri, emozioni e necessità, prestando così attenzione alle nostre esigenze fisiche e psicologiche; questo consente il rispetto di sé, fondamenta solide per sviluppare l’empatia e il rispetto per il prossimo. 

    Si tratta di avere una immagine positiva di sé che non ha bisogno però di innalzare se stesso per squalificare l’altro. 
    E’ la capacità di dirsi “bravo”, di accettarsi nel buono mantenendo una visione benevola di sé che sbaglia, in un senso di continuità.
  • Esiste poi un narcisismo patologico (overt e covert) che si nutre di ammirazione, che serve a mantenere il senso di grandiosità, in contrapposizione al senso di vuoto dentro di sé e ad un sè poco definito. 

    La nascita di un narcisista ha radici nella sua infanzia all’interno di un paradosso: ha dovuto rinunciare all’amore per amore dei suoi genitori, costoro hanno negato l’intimità, non hanno permesso al bambino di entrare in una relazione basata su di un amore incondizionato.

    Un narcisista è un bambino malnutrito d’amore.

    Il narcisista patologico è una persona che non si conosce realmente, ha nascosto dietro un “muro” tutto ciò che può riguardare la sua vulnerabilità, la sua fragilità, la sua tenerezza ed i suoi bisogni perché già da piccolo non venivano riconosciuti e validati dai genitori e così la parte più vera e autentica è bloccata e in attesa di crescere, quella parte di sé è stata malnutrita, lasciata al buio.

    Il narcisista impara a far ruotare tutto intorno alla ricerca continua del principio del piacere, alla ricerca di evasione, di stimoli sempre nuovi “perché devo rinunciare a qualcosa?” che conducono verso la strada del godimento senza limiti (sesso, gioco d’azzardo, shopping compulsivo, droga, alcol, cibo) per rivitalizzare il mondo interno svuotato e sofferente in continua ricerca di esperienze sensoriali che allevino il senso di vuoto e di morte dentro di sé, avvertito come un senso continuo di noia e insoddisfazione. 

    Il narcisista non riesce a trovare soddisfazione perché non conosce i suoi reali bisogni che sono stati messi dietro al “muro” anni or sono.

    Nei casi in cui riesce a rimanere intatto un certo livello di consapevolezza, la persona può arrivare a sentire di manipolare la relazione e questo conduce ad un certo senso di colpa per sentire di stare sfruttando l’altro ma non ha gli strumenti per fare altro.

Il risarcimento della ferita narcisistica

L’aver vissuto la perdita di un amore incondizionato lo porterà come a chiedere continui risarcimenti alla vita, detto anche “rifornimento narcisistico o narcisistic supply”: cercherà nutrimento nella bella donna da mettere in mostra, nella macchina ultimo modello con cui farsi vedere in giro, nel ruolo lavorativo rivestito, nell’abbigliamento firmato, nelle pubblicazioni scritte da sventolare, nel palcoscenico prestigioso calcato, nei numerosi titoli di studio, nella maestosità della casa, nei viaggi strabilianti, nelle sue doti di calciatore, cantante o ballerino. 

Tutto sarà fantasmagorico per riempire quel vuoto d’amore e più il vuoto sarà grande più avrà bisogno di tanto rifornimento e tutto stile “WOW!!!!”

Richiederà nutrimento anche dalle relazioni (moglie, figli, amici, colleghi…) esigerà ammirazione, venerazione e amore e con questo tenterà di sfamarsi ma ci riuscirà solo in modo effimero perché l’insoddisfazione è un elemento distintivo che lo caratterizza, per questo è sempre alla ricerca continua di una nuova fonte da cui ricevere una dose più gratificante ma cercherà di non abbandonare totalmente gli altri dispenser utili in caso di necessità. 

Ciò gli sarà possibile fino a quando una fonte riacquisirà la vista per se stessa e anche se con grande fatica, riuscirà a levarsi via gli abiti della pusher di nutrimento emotivo.

Il narcisista vivrà la sua vita in una drammatica condanna: per amore dei suoi genitori ha rinunciato per sempre all’amore, avrà donne disposte ad annientarsi in nome di quell’amore incondizionato ma lui non sarà in grado di riconoscerlo quando arriva. 

Questo scritto non ha l’intento di intenerirvi e continuare a perseguire la strada dell’abnegazione nel tentativo di salvarlo dalla sua condanna sfoderando lo stendardo del “ti salverò”: non siete la croce rossa e non spetta a voi. 

Serve al contrario a chiarirvi che, nonostante la vostra fedele devozione, non riuscirete a riparare o sostituire quell’amore mancato. 

Si ricorda che dei tratti narcisistici sono riscontrabili in chiunque soprattutto in persone che compensano il loro sentirsi inadeguati con difese narcisistiche.

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Dott.ssa Carla Merola D’Elia

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