Dott.ssa
Carla Merola D’Elia
Psicologa
Psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Merola D’Elia
Psicologa Psicoterapeuta

I disturbi del sonno in età evolutiva

disturbi sonno età evolutiva psicologa monza

Indice

“Aiuto! Mio figlio non dorme”

Nel mio studio di psicologia e psicoterapia a Monza molti genitori si rivolgono a me proprio perché preoccupati nonché provati dal disturbo del sonno del proprio figlio.

Chi sta vivendo o ha vissuto questa difficile condizione, sa benissimo che a lungo andare diventa una grande fonte di stress familiare.

Non c’è una sola motivazione ad indurre tale disturbo e per questo è fondamentale un’accurata raccolta anamnestica che permetta di indirizzare il percorso di psicodiagnosi.

Tra le cause annoverate possono esserci sia fattori fisiologici, sia fattori psico-sociali, le associazioni inappropriate con il sonno, nonché caratteristiche genitoriali, influenze culturali e le modalità relazionali bambino-genitore.

In fase di valutazione, quindi, sarà importante prima indagare ed escludere i fattori fisiologici/organici come causa del disturbo e solo successivamente saranno presi in considerazione svariati fattori tra cui il periodo di insorgenza del disturbo, gli eventi di vita, le modalità di reazione genitoriali, le relazioni familiari, le abitudini che accompagnano il momento del sonno, per capire cosa sta provando a comunicare il bambino con questo disturbo.

Questo sintomo fa scattare il sistema di allarme genitoriale così da poter comunicare loro il disagio “Mayday mayday mi ricevete?

Che cos’è l’insonnia?

Secondo il DSM V (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) l’insonnia è la difficoltà di addormentamento (più di trenta minuti) o la difficoltà nel mantenimento del sonno con risvegli notturni e difficoltà nel riaddormentarsi.

Le difficoltà del sonno si presentano per almeno 3 volte a settimana e per almeno 3 mesi.

L’insonnia causa un disagio in ambito scolastico o sociale e non è attribuibile a cause mediche, agli effetti di una sostanza o da disturbi mentali.

Secondo l’ICSD-3 (Criteri diagnostici del Disturbo da insonnia cronica) l’insonnia causa sintomi associati quali:

  • fatica/malessere
  • difficoltà di attenzione, di concentrazione o di memoria
  • difficoltà in ambito sociale, famigliare, occupazionale o nella prestazione scolastica
  • disturbi di umore/irritabilità
  • sonnolenza diurna
  • problemi comportamentali (iperattività, impulsività, aggressività)
  • riduzione nella motivazione/energia/iniziativa
  • propensione agli errori/incidenti
  • preoccupazioni o insoddisfazione rispetto al sonno.

La qualità della vita a lungo andare viene seriamente inficiata e per tale motivo sarà di fondamentale importanza una diagnosi precoce ed un intervento tempestivo non solo per la risoluzione della sintomatologia ma anche per alleviare gli effetti negativi sul contesto famigliare.

I quadri clinici dell’insonnia in età evolutiva

E’ possibile individuare tre fasce principali in cui l’insonnia si presenta con specifiche caratteristiche:

  • 0-3 anni: fino ai sei mesi non è possibile fare diagnosi di insonnia in quanto il sonno è polifasico e pertanto i risvegli notturni multipli sono fisiologici.

    I fattori in gioco che causano l’insonnia possono essere:
    • problematiche fisiologiche/organiche (come le coliche, il bruxismo, le allergie, le otiti, dermatite atopica, il reflusso gastroesofageo, l’assunzione di determinati farmaci, i disturbi respiratori, disturbi motori del sonno o disabilità specifiche);
    • uno stato ansioso/depressivo delle figure di accudimento;
    • un ritmo quotidiano alterato con troppe figure di accudimento;
    • associazioni inappropriate con il sonno, ovvero, si crea nel bambino una dipendenza a certe condizioni senza le quali l’addormentamento o il riaddormentamento non avviene (per esempio un biberon di latte, l’essere cullati, il vedere la TV, l’allattamento materno o la presenza dei genitori durante l’addormentamento).
      Molti studi hanno dimostrato che la presenza massiccia del genitore (ad es. essere a stretto contatto con il bambino, accarezzarlo e cullarlo) in fase di addormentamento sfavorisce la capacità nel bambino di sviluppare strategie autoconsolatorie per affrontare in autonomia il passaggio dallo stato di veglia allo stato di sonno.
      Pertanto si può affermare che il ruolo genitoriale nel sonno può determinare lo sviluppo ed il mantenimento dei problemi di insonnia nel bambino.

“È importante dire che il sonno è una condizione che si apprende nei primi mesi di vita e il ruolo dei genitori risulta di fondamentale importanza per questo tipo di apprendimento”

BRUNI, 2010

  • Età scolare: il National Sleep Foundation indica che le ore di sonno che dovrebbero essere dormite nella fascia 6-13 anni sono 9-10 ore per notte ma degli studi condotti dalla Sippa e dalla Sicupp evidenziano che il 35-40% dei bambini in età scolare dorme meno.

    I fattori che possono incidere in questa fascia di età sono:
    • la paura del buio/incubi, la paura del distacco e dell’abbandono. Dormire implica la capacità di lasciarsi andare e di separarsi da ciò che si conosce, la difficoltà più grande da affrontare è il senso di sicurezza/insicurezza personale in quanto il bambino non ha ancora trovato quelle sicurezze e quel cuor di leone per affrontare l’incognita della notte. Potrà essere di aiuto far sperimentare al bambino occasioni in cui poter sperimentare il proprio coraggio, il riuscire e rafforzare così la sicurezza di sé e l’autoefficacia.
      Cari genitori cercate di essere calmi, sensibili e capaci di accogliere e contenere il vissuto emotivo di vostro figlio cercando di trasmettergli sicurezza e calore, ricordate i bambini hanno eccellenti antenne per captare le vostre onde emotive!
    • l’ansia per la scuola legata a tensioni per le verifiche, i voti, le relazioni tra compagni fino ad arrivare ai problemi di bullismo e spesso queste difficoltà incontrate si tacciono con i genitori, soprattutto quando i bambini sono maggiormente introversi;
    • l’uso eccessivo della tecnologia causa un’insonnia digitale data dalla retroilluminazione dei display che sovraeccita i centri della veglia interferendo con la produzione della melatonina deputata al riposo.

  • Preadolescenza e adolescenza: durante questa fase si assiste a cambiamenti maturazionali del ciclo sonno/veglia che insieme ad una maggiore autonomia nella gestione del ciclo sonno-veglia possono determinare l’instaurarsi di una cattiva igiene del sonno (per es. attività sportiva serale, sonnellini diurni, uso di caffeina, alcolici o droghe e soprattutto l’utilizzo eccessivo degli strumenti tecnologici) con il conseguente sviluppo di problemi di insonnia e del ritmo circadiano.
    Un’attenzione particolare va dato all’uso inadeguato dello smartphone e degli altri strumenti tecnologici che producono le onde blu che contribuiscono alla difficoltà di addormentamento influenzando il rilascio di melatonina che è implicato nel ciclo sonno/veglia. Pertanto sarà importante interrompere l’uso 2 ore prima di coricarsi.

Le sane abitudini per accompagnare il sonno dei bambini

  • Assicurarsi sempre lo stesso ambiente e che sia buio, silenzioso e con una temperatura intorno ai 18 gradi;
  • Far in modo che il momento del sonno non diventi il momento per alimentarsi (con biberon o tazze di latte caldo che poi si ricercano ad ogni risveglio per riaddormentarsi);
  • Mantenere routinario l’orario dei pasti;
  • Non permettere l’uso dei dispositivi elettronici nelle due ore prima di andare a dormire in quanto eccitano l’attività cerebrale, non consentendo il rilascio della melatonina a causa delle onde blu emesse;
  • Evitare troppi liquidi prima di coricarsi, per evitare il conseguente risveglio dovuto al bisogno di andare in bagno;
  • Mantenere regolari gli orari di addormentamento e risveglio;
  • Evitare i sonnellini durante la giornata;
  • Evitare attività eccitanti prima di coricarsi e predisporre un ambiente soffuso con attività calme che possano conciliare il sonno come la lettura di un bel libro.

Il trattamento dell’insonnia

La terapia cognitivo-comportamentale utilizza una serie di tecniche per modificare delle abitudini errate correlate al sonno:

  • Estinzione: l’estinzione standard prevede che i genitori ignorino il pianto e le urla tutta la notte, fino a quando esausti si addormentano e questo per ogni notte ma in molti casi i genitori non riescono ad ignorare il pianto continuo del bambino determinando in loro un forte stress nonché domande che riguardano la poca eticità e gli effetti dannosi possibili. Personalmente questa tecnica tendo a non proporla perché molto estremista.
  • Estinzione graduale: con questa tecnica si abitua il bambino alla progressiva distanza dai genitori al momento di andare a letto con il progressivo aumento del tempo di latenza nella risposta, avvalendosi di un peluches come sostituto genitoriale.
    Ovvero, i genitori devono allontanarsi dalla stanza e resistere inizialmente trenta secondi prima di tornare da lui per poi riuscire e ritornare dopo un minuto e così ad aumentare i tempi finchè il bambino non si addormenta e bisogna ripeterlo per varie notti fino a quando il comportamento non sarà appreso.
  • Apprendimento discriminato: consiste nello stabilire una routine fissa in questo modo non è più il genitore il “mezzo” che favorisce l’addormentamento ma le abitudini come il mettersi il pigiama, lavarsi i denti, leggere una favola o tenere un giocattolo speciale, lasciare una lucetta accesa e magari tenere la porta aperta.
  • Rinforzo positivo: con il bambino si patteggia che riceverà un premio tangibile, oltre al rinforzo con lodi, se compirà il comportamento desiderata.
  • Mindfullness: nel mio studio a Monza soprattutto con i bambini pratico molto la meditazione all’interno della cornice della terapia cognitivo-comportamentale di terza generazione e questo perché la vivo praticandola e conosco i benefici ad ampio raggio.
    Meditare vuol dire:
    – Fermarsi per rallentare;
    – Stare in contatto con ciò che succede in questo preciso momento;
    – Osservare i propri pensieri, le proprie emozioni e sensazioni fisiche, senza giudicarli;
    – Calmarsi (diminuendo stati d’ansia e abbassando l’intensità di ogni emozione “scomoda”).
    La mindfulness praticata con regolarità può aiutare a domare impulsi e pensieri (regola le funzioni esecutive implicate negli apprendimenti) nonché a regolare il proprio mondo emotivo e lo stress e pertanto torna utilissimo praticarla nel pre-addormentamento così come nei risvegli notturni. Può essere una bella esperienza imparare a praticare la meditazione insieme ai propri figli così da condividere con loro uno spazio fisico ed emotivo che può aiutare grandi e piccini.

Il tipo di trattamento più adeguato verrà programmato insieme ai genitori dopo un’accurata raccolta di informazioni.

Il trattamento farmacologico può essere utilizzato per facilitare il successo delle tecniche cognitivo-comportamentali.

Cerchi uno psicologo a Monza?

Se sei anche tu di Monza o dell’hinterland di Monza e se senti che hai bisogno di aiuto o se ritieni che un tuo familiare avrebbe bisogno di un consulto per delle difficoltà nel sonno, non esitare a contattarmi per avere delle informazioni o per prendere un appuntamento.

Richiedi un consulto.

Ultimi articoli

cara fragilità carla merola psicologa monza
Cara fragilità!

Cara fragilità, c’è stato un tempo in cui ti ho combattuta perché essere fragili, vulnerabili, equivaleva, come una legge matematica, ad essere deboli.