DOP – Disturbo Oppositivo Provocatorio
DOP – Disturbo Oppositivo Provocatorio
Il Disturbo Oppositivo-Provocatorio è un disturbo del comportamento che si caratterizza per la difficoltà del bambino ad interagire con gli altri, soprattutto con gli adulti ma anche con i coetanei.
Il bambino con DOP tende a sfidare gli adulti che se ne occupano, ignorano le direttive, si rifiutano apertamente di rispettare le regole e giungono facilmente al litigio avendo difficoltà ad essere ripresi ed avendo una bassa tolleranza alla frustrazione.
La sua ostilità è espressa disturbando deliberatamente gli altri, anche con aggressioni verbali ed inoltre manifestano una scarsa disponibilità al compromesso. Spesso va in collera anche per futili motivi, è suscettibile, rancoroso e facilmente irritabile. Accusa gli altri per i propri errori o per il proprio comportamento che a suo dire è sempre una reazione al comportamento altrui. Quando le sue richieste non vengono accolte è capriccioso, sbatte i piedi e piange.
Diagnosi di DOP
Il disturbo oppositivo-provocatorio è riscontrabile in circa il 5-10% dei bambini in età compresa tra i 6 e i 12 anni e con maggior frequenza nei maschi che nelle femmine.
La diagnosi di disturbo oppositivo-provocatorio può essere fatta quando i comportamenti descritti sono presenti da almeno 6 mesi e portano notevoli difficoltà e disagio in ogni ambito di vita.
Di fondamentale importanza sono i colloqui con i genitori e gli insegnanti che, insieme all’osservazione del bambino, forniscono gli elementi necessari per formulare un quadro dettagliato della situazione e diagnosticare eventualmente il disturbo oppositivo-provocatorio (DOP).
Si individua successivamente il percorso terapeutico più idoneo per supportare il minore e gli adulti di riferimento nella messa in atto di pratiche genitoriali adatte a migliorare le condizioni.
Trattamento del Disturbo Oppositivo-Provocatorio
Il trattamento cognitivo-comportamentale si incentrerà principalmente su tre sistemi interni del bambino – (1) percezione e valutazione degli eventi, (2) attivazione neurovegetativa e (3) problem-solving interpersonale – che determinano le sue risposte comportamentali e da cui dipendono le reazioni successive dei coetanei e degli adulti.
Le reazioni da parte delle altre persone possono poi diventare degli eventi stimolo, che danno vita ad un nuovo ciclo, attraverso circuiti di feedback, diventando ricorrenti unità comportamentali, collegate tra loro.
Attraverso un intervento psico-educativo il bambino imparerà a capire la relazione tra situazioni-pensieri-emozioni-comportamenti e ad identificare le cause della sua rabbia. Successivamente verranno insegnate strategie cognitive e comportamentali per gestire le situazioni che generano la rabbia: parlare a sé stesso in modo positivo, esprimere le proprie emozioni in modo corretto, cercare e trovare soluzioni più funzionali ai propri problemi con il problem solving, avere la consapevolezza di essere causa dei propri comportamenti.
Il lavoro nel caso del disturbo oppositivo provocatorio non può essere confinato al solo bambino o ragazzo: bisogna intervenire su tutto il sistema familiare e questo perchè i comportamenti problematici comunicano il malessere del bambino all’interno di quello specifico sistema.
Ci sarà quindi bisogno parallelamente di un lavoro psico-educativo con i genitori e se necessario con gli insegnanti, per comprendere il disturbo e il meccanismo sul quale si mantiene.
Insieme all’aiuto del terapeuta si possono imparare delle tecniche comportamentali per aiutare sia il bambino che gli adulti ad osservare le relazioni di causa ed effetto dei loro comportamenti per poi trovare nuovi atteggiamenti per riconoscere ed arrestare così, i circoli viziosi che portano alla persistenza del problema, con il fine di ristabilire un clima relazionale più stabile e funzionale.
Ritieni che il tuo bambino possa essere affetto dal disturbo oppositivo provocatorio?
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