Dott.ssa
Carla Merola D’Elia
Psicologa
Psicoterapeuta
Dott.ssa Carla Merola D’Elia
Psicologa Psicoterapeuta

Disturbi depressivi

Disturbi depressivi

disturbo depressivi infanzia psicologo Monza

L’umore depresso è caratterizzato dalla presenza di tristezza, pianto frequente, irritabilità, perdita di interesse e piacere per le attività quotidiane o precedentemente considerate piacevoli. I bambini depressi si sentono sfiduciati, impotenti e appaiono infelici. In altri casi il disturbo depressivo può esprimersi con la rabbia piuttosto che con la tristezza, comportamento più frequente nei bambini.

La presenza e persistenza della sintomatologia depressiva determina nel tempo altre conseguenze: difficoltà di concentrazione, caduta nelle prestazioni scolastiche, disturbi del sonno (ipersonnia o insonnia), modificazioni nell’alimentazione (inappetenza o iperalimentazione), facile stancabilità, difficoltà ad iniziare un’attività, mancanza di fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, forti sensi di colpa e in caso di depressione grave anche pensieri di morte e suicidio. In generale i bambini tendono ad avere la depressione assieme ad altri disturbi e, in generale, più sintomi sono presenti, più la depressione è grave.

Il disturbo depressivo può severamente compromettere il funzionamento di bambini e adolescenti in molti ambiti di vita, come la scuola e le relazioni sociali.

Sintomi della depressione nell’infanzia

Le manifestazioni generalmente riconosciute come depressive nell’infanzia vengono distinte sulla base della fascia d’età:

in età prescolare prevalgono sintomi psicosomatici quali disturbi dell’alimentazione, irregolarità nel sonno, ritardo dello sviluppo psicomotorio;

in età scolare la depressione si manifesta con deficit o ritardi cognitivi, scarso interesse e iniziativa nelle relazionali, tendenza all’isolamento, frustrazione, pianti apparentemente immotivati, aggressività accentuata, ansie e fobie ricorrenti quali la paura del buio, della solitudine, degli animali. Inoltre, spesso, la depressione si registra nel cattivo adattamento scolastico marcato anche da difficoltà nell’apprendimento, insicurezza, timidezza, scarsa autostima e scarso interesse.

in adolescenza i sintomi che ricorrono maggiormente sono: umore irritabile o depresso per intere giornate; scarso interesse verso attività prima ritenute piacevoli; sbalzi d’appetito e peso corporeo altalenante; disturbi del sonno; agitazione o rallentamento psicomotorio; bassa autostima, senso di colpa; difficoltà di concentrazione e di presa di decisione; pensieri di morte.

Diagnosi di depressione

Se un bambino o un adolescente mostra con una certa continuità segni o sintomi di una possibile sofferenza psicologica è consigliabile effettuare una valutazione psicodiagnostica accurata del disagio così da mettere in atto un intervento tempestivo qualora fosse necessario.

La tempestività di una diagnosi può fare la differenza: rilevare precocemente i sintomi consente di intervenire in modo da evitare la persistenza del disturbo fino all’età adulta o l’evoluzione verso un disturbo psichiatrico più grave.

Tipologie del disturbo depressivo

Il DSM V distingue varie tipologie di disturbo depressivo:

  • Umore depresso e tristezza (irritabilità nei bambini e adolescenti);
  • Ridotta capacità di provare interesse e piacere dalle attività che generalmente procurano gioia e soddisfazione (anedonia);
  • Oscillazione del peso che può sensibilmente ridursi o aumentare in relazione alla riduzione/aumento dell’appetito (nei bambini si considera il mancato raggiungimento dei normali livelli ponderali);
  • Insonnia, ipersonnia o risvegli angosciosi durante la notte con difficoltà a riaddormentarsi;
  • Agitazione e rallentamento psicomotori;
  • Affaticabilità e mancanza di energia;
  • Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi e inappropriati che possono essere deliranti;
  • Ridotta capacità di pensare, di concentrarsi, costante indecisione;
  • Pensieri ricorrenti di morte, ricorrente ideazione suicidaria;
  • I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o ad una condizione medica e causano disagio clinicamente significativo.

La depressione maggiore in età evolutiva si manifesta con sintomi affettivi quali tristezza, colpa o inibizione; i sintomi depressivi classici, possono essere rimpiazzati, nell’infanzia, da sintomi fobici, ossessivi, vegetativi e, spesso, psicosomatici, per tanto in presenza di cambi d’umore e di comportamento in tal senso, di irritabilità e perdita d’interesse e motivazione, è possibile iniziare a delineare il quadro della sintomatologia depressiva infantile.

  • Gravi e ricorrenti scoppi di collera manifestati verbalmente (es. rabbia verbale) e/o in modo comportamentale (es. aggressione fisica a persone o proprietà) che sono grossolanamente sproporzionati nell’intensità o nella durata alla situazione o alla provocazione;
  • Gli scoppi di collera non sono coerenti con lo stadio di sviluppo;
  • Gli scoppi di collera si verificano in media tre o più volte alla settimana;
  • L’umore tra uno scoppio di collera e l’altro è persistentemente arrabbiato o irritabile per la maggior parte della giornata quasi tutti i giorni ed è osservabile da parte di genitori, insegnanti e coetanei;
  • I suddetti criteri devono essere presenti per 12 mesi o più e durante tale periodo non vi deve essere stata l’assenza dei sintomi per più di 3 mesi consecutivi;
  • I suddetti criteri sono presenti in almeno due contesti, ad esempio a casa e a scuola;
  • La diagnosi non dovrebbe essere effettuata per la prima volta prima dei 6 anni di vita oppure dopo i 18 anni in quanto, dall’anamnesi e dall’osservazione, l’età d’esordio, dovrebbe essere prima dei 10 anni ma intorno a quest’età;
  • I comportamenti non si verificano esclusivamente durante un episodio di disturbo depressivo maggiore, non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale, e i sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica o neurologica.
  • Il disturbo da disregolazione si manifesta attraverso un’irritabilità cronica, persistente e grave, che si palesa in aggressioni fisiche a proprietà, a sé stessi o ad altri, o in aggressioni verbali che risultano rabbiose e colleriche.
  • L’irritabilità è associata ad una marcata alterazione nelle relazioni del bambino con la famiglia e con i coetanei, così come nel rendimento scolastico, e a causa della sua estremamente bassa tolleranza alle frustrazioni, il bambino spesso non è in grado di partecipare ad attività insieme ad altri bambini, e la sua vita sociale e familiare è gravemente disturbata dai suoi scoppi di collera e dalla sua irritabilità.
  • Possono essere presenti comportamenti pericolosi, ideazione suicidaria o tentativi di suicidio, grave aggressività e ricoveri psichiatrici.
  • Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni per almeno 2 anni (irritabilità nei bambini e adolescenti persistente almeno per un anno)
  • Presenza di due o più dei seguenti sintomi:
  • Scarso appetito o iperfagia;
  • Insonnia o ipersonnia;
  • Scarsa energia o astenia;
  • Bassa autostima;
  • Difficoltà di concentrazione o di prendere decisioni;
  • Sentimenti di disperazione;
  • Durante i due anni (1 nei bambini o negli adolescenti) i sintomi suddetti sono stati persistenti e il soggetto non ne è stato privo per più di 2 mesi;
  • I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o ad una condizione medica e causano disagio clinicamente significativo.
  • La distimia comporta uno stato depressivo più attenuato rispetto a quello della depressione maggiore, ma più insidioso e prolungato nel tempo, con una compromissione relativa alla qualità della vita del soggetto e una ripercussione sul versante relazionale e sociale. L’esordio del disturbo depressivo persistente è spesso precoce e insidioso, può avvenire a qualsiasi età, con una maggiore incidenza intorno alla pubertà e con un’elevata probabilità di comorbilità con disturbi di personalità o disturbi da uso di sostanze; esso ha un decorso per definizione cronico.

Trattamento del disturbo

Nella terapia cognitivo-comportamentale, in generale, lo scopo è quello di aiutare il soggetto, a partire dal problema presentato, a raggiungere maggiore consapevolezza, per poi arrivare a sviluppare maggiori abilità e di conseguenza maggiore adattamento personale e sociale.

Naturalmente, quando il soggetto del lavoro è un bambino, talvolta molto piccolo, bisogna adattare il progetto terapeutico all’età cronologica e alle caratteristiche di sviluppo del bambino. Inoltre, data la fondamentale importanza del contesto relazionale nel lavoro terapeutico, il coinvolgimento della famiglia è indispensabile.

In ogni caso, va considerata l’utilità di:

Un percorso di parent training: coinvolgimento attivo dei genitori per una corretta interazione con i figli, attraverso: training specifici, percorsi psicoeducativi, interventi parent mediated (strategie di intervento mediate dai genitori;

Quando il soggetto ha un’età cronologica e caratteristiche di sviluppo che lo consentono:

Una psicoterapia cognitivo-comportamentale, strutturata a seconda dei casi anche sull’utilizzo di: psicoeducazione, alfabetizzazione emotiva; monitoraggio e lavoro sulla consapevolezza della relazione fra eventi, pensieri, emozioni e comportamento.
In generale, il lavoro ha lo scopo di supportare il bambino nel processo di riconoscimento e ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e delle emozioni negative associate al disturbo.

strutturare un intervento nella scuola per avviare un dialogo e prendere conoscenza di come si manifesta e di come viene vissuta e gestita la problematica all’interno del contesto scolastico e di classe.

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